La stupidina


Ho camminato da sola, perdendomi, per non ascoltare quella sensazione che mi lasciava il tempo trascorso con te. Quella diffidenza, quel malessere che accompagnava ogni nostra risata, come quando bevemmo quel caffè alla libreria sentendoci due scemi perchè anche se il tavolo era la sola distanza, restavamo fermi senza prenderci le mani. Era tutto ciò che volevi ma mi sono negata. No, dovrei dirtelo, non ho mai avuto fiducia nelle tue parole ma so adesso che sbagliavo, e ora che l’auto corre verso di te mi chiedo come reagirò guardandoti.
L’asfalto scorre e io non ho voluto accendere la radio per non sporcare il tempo che mi separa da te, ascolto i rumori di quest’auto che mi sono regalata a Natale, solo qualche cornacchia si lamenta al mio passaggio, e se fosse estate un grillo mi farebbe compagnia. Non c’è molto da ascoltare, se non i miei pensieri. Voglio farti una sorpresa ma se ti conosco bene hai già annusato l’aria e senti che sto per arrivare. Era sempre così, perchè non dovrebbe esserlo ancora?
Caro amore che ho deluso, cosa penserai di me, tanto cambiata? E stringo il volante ad ogni curva, il paesaggio è dolce come le colline che ho attraversato nella notte, tutte le città sembrano lontane ed è google maps la mia unica compagnia in questo folle viaggio verso la mia disfatta.
Sono partita senza dirlo a nessuno, ho una borsa di vestiti e lo spazzolino, e se mi vuoi sarà così che dovrai prendermi.
Ero spaventata nella notte, mille volte sono stata a un soffio dal dietrofront, ma poi mi sono ostinata a portare a termine l’impresa, e adesso che il sole del mattino tinge tutto d’oro e la foschia è scomparsa mo sento più sicura. Sembra primavera.
Ho lasciato tutto per rispondere alla tua chiamata, perchè eri tu, non è vero? Eri tu che sussurravi nella notte quando il sonno stentava. Sono stata sorda per così tanto tempo che a volte mi chiedo se saprai perdonare la mia superficialità.
E adesso ti raggiungerò.
Basta amici, foto e bar. Non ho più forze di fingere che la vita sia così poco.
Basta a tutto ciò che mi ha affogato in questi lunghi anni. Sto arrivando e so che, svoltata l’ultima curva, vedrò quella casa che mi descrivevi. I muri gialli saranno schiariti dalle lunghe estati a sud, le finestre avranno le brutte tende della nonna e se il rampicante è quello che descrivevi, avrà le foglie rosse di fuoco. Non è così che volevo vedere la tua casa, volevo che foase estate e che andassimo al mare, ma non importa che sia autunno perchè adesso tutto è cambiato.
Io per prima non sono la stessa persona che temevi tu. Non sono che l’ombra di quella regina offesa e chissà se mi riconoscerai.
Ecco ci siamo.
Oddio l’emozione! Che cosa faccio ora? Che ti dico. Come ti affronto? Eccoti. Eccoti! Chino su un cane in giardino, alzi la testa nell’udire il motore che si avvicina. Ti volti a guardare.
In un lampo registro i pantaloni incolori e quel maglione sbiadito, la sciarpa leggera che porti al collo te l’ho regalata io, e sei dimagrito ma hai sempre quell’aria inglese che mi faceva ridere, da uomo d’altritempi. Passo dritta senza neanche rallentare, la schiena ritta e staccata dal sedile, il mento alto e do un colpo ai capelli con la destra. Chissà se mi riconosci anche adesso che li porto lunghi e lisci. Se ti piaccio ancora.
Oddio ma sono passata dritta! Che cazzo…
Ma che cosa mi salta in mente! Sempre a fare la civetta e passarti sotto al naso con quel fare sdegnoso da gatta. Mannaggia alle brutte abitudini!
Inchiodo e metto la retromarcia, e chi se ne frega se la strada è in salita e potrei travolgere qualcuno in arrivo. Non ci voglio proprio pensare.
Arrivo al sentiero che immette nella tua proprietà, faccio un profondo respiro perchè ormai è fatta. Non ho nemmeno finito di espirare che bussi al finestrino del passeggero: “Tutto bene? Ha bisogno di qualcosa?”
La tua voce, è proprio la tua bellissima voce gentile. Possibile che il tempo non scalfisca la persona meravigliosa che sei? Quasi mi fai rabbia.
Mi volto a guardarti chino sul finestrino chiuso, mentre pigio il pulsante per abbassarlo.
I tuoi occhi si fanno grandi in un attimo: “Imbranata!”, dici ridendo.
C’è così tanto affetto nel tono che mi metterei a piangere e invece sorrido stringendomi nelle spalle.
Mi hai subito riconosciuta.